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Urla disumane. Un torrente impetuoso che corre nella notte e che è pronto a travolgervi tutti.
Le baluginanti fiammelle nelle caverne ai lati della valle non sono sufficienti ad illuminare l’orda che sta per abbattersi su di voi, né vi sono sufficienti lanterne o lumi capaci di misurare l’entità o la forma del nemico. L’unica certezza è che il suo clamore riempie le vostre orecchie ed echeggia sulle pareti rocciose. Forse decine, forse centinaia. Quale sia il numero delle creature della notte che corrono nella vostra direzione non ha importanza: l’unica certezza è la fuga.

I primi a calpestare forsennatamente sentieri quasi invisibili sono quanti di voi si erano attardati a raggiungere il grosso del gruppo, a causa delle ferite o delle cure misericordiose di Padre Caleb. Anche i guerrieri, però, dopo pochi istanti di esemplare coraggio nei quali hanno scrutato le ombre assembrarsi e sbraitare a passo di carica, hanno rotto la linea ed hanno mostrato le spalle ad un’inevitabile disfatta.

È difficile capire cosa accada in quei momenti, sia per la poca luce di una luna seminascosta tra nubi argentate sia per la paura e l’istinto che hanno preso il sopravvento. Tuttavia, mentre il terreno scorre veloce sotto una corsa precipitosa, qualcuno urla di lasciare la valle, di attraversare i venti. A queste, altre voci si sommano in un misto di stupore e di gioia: gli spiriti dei caduti, le anime di quanti avevano trovato pace grazie a voi durante il giorno, erano riapparsi in un lampo di luce. Come un vallo si erano interposti tra voi e i vostri predatori, disorientandoli e rallentandone l’avanzata.

Alcuni vorrebbero voltarsi, capire, vedere con i propri occhi. Ma spintoni e incitamenti si susseguono fino al limitare della valle, dove un atto di fede viene richiesto a quanti avevano tentato di attraversarne i confini ed erano stati respinti dalla forza del vento.
La corsa allora rallenta, gli occhi si serrano in attesa di percepire la spinta dell’aria sul petto e di andare incontro all’inevitabile. Ma qualcosa è cambiato: il potere che sigillava la valle sembra essersi estinto. Voci entusiaste parlano di pilastri, magia e altre vicende che sembrano avere senso solo per chi le ha vissute.

Le urla immonde si tramutano presto in un’eco lontana e, quando i vostri polmoni stanno per esplodere e le vostre gambe cedono, il boato è solo un vago brusio.
Cadete a terra stremati, armi in pugno, attenti a non rilasciare un solo fiato, anche se quest’apnea forzata vi brucia il petto e trafigge il cuore. Le creature che erano alle vostre spalle continuano nella loro direzione, allontanandosi nella notte.

Dietro di loro il silenzio e un cielo sgombro da nubi.

 

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E.D. Mutevole – Allegro 317

Non tutti avete deciso di fare direttamente ritorno verso Mordirovo ma, negli ultimi giorni di Mutevole, per un caso o per l’altro, i vostri passi hanno comunque raggiunto l’ultimo luogo sicuro prima delle terre selvagge.

Qui, nella piazza e nelle taverne, gli eventi che vi hanno visto protagonisti sono diventati un ricorrente argomento di conversazione e, conseguentemente, terreno fertile per speculazioni e dicerie. Alcuni tra voi sono stati additati come agenti del Balivo, altri come cacciatori di reliquie, altri ancora come benedetti da una fortuna sfacciata e, a chi si è dimostrato più propenso a parlare, è stato persino richiesto un racconto dettagliato di quanto accaduto in cambio di un boccale di birra o di un pasto offerto dall’oste di turno.

Per qualche giorno la parola Auslanner è come sparita dalla bocca dei vostri interlocutori ma la piacevole sensazione di sentirsi integrati è durata ben poco. Un messaggio affisso in taverna, a firma di Mordekai Jasper – Balivo di Mordirovo , riguardante il fatto che nessuna spedizione era stata da lui autorizzata è stato sufficiente a sedare molto dell’interesse popolare. Il tempo, l’arrivo di numerose carovane e di altri “Nuovi arrivati” hanno fatto il resto.

Tuttavia, sebbene fosse meglio essere trattati da Talseani fatti e compiuti che da Auslanner, la gente dell’insediamento continua a trattarvi con maggiore affabilità rispetto al giorno del vostro arrivo. Ed è proprio grazie a questa apertura che da qualche parte, non ricordate nemmeno precisamente dove, venite a sapere che le spaventose creature che vi hanno messo in fuga la notte del 20 Mutevole vengono chiamate “Noctiferi”. Non solo: negli ultimi anni i loro avvistamenti sono stati limitatissimi e rappresentati solo da pochi esemplari. In passato, invece, quando il confine delle terre conosciute era ben più a Nord di Mordirovo, gli scontri con questa specie erano assai più frequenti.
Il fatto che ve ne fosse un branco così numeroso e così a sud sembra quindi destare una certa preoccupazione e le teorie che cercano di spiegare il fenomeno sono molteplici. Tuttavia, escludendo chi farnetica circa presagi di sventura e chi inneggia ad una punizione divina, gli unici pareri sensati sembrano i seguenti: o i Noctiferi sono attratti da qualcosa o, molto peggio, stanno fuggendo da un predatore più temibile.

Ad ogni modo, il fatto che siate sopravvissuti alla Valle delle Ossa e che, dopo il vostro ritorno, le strane tempeste sull’Enrosadira Minore siano completamente cessate incuriosisce e stupisce allo stesso tempo. Addirittura più della presenza di spiriti in una valle dimenticata, come se simili accadimenti siano la norma, o quasi, oltre il confine.

 

[OOC: il play by mail è aperto fino alle ore 23.59 del 18/06/2017]