E.D. 31 Gelido, Anno 317
A separarvi dalla Taverna del Pozzo ci sono nove giorni di cammino.
In questo lasso di tempo la vostra strada si è di molto discostata da quella di chi, la notte del 22 Gelido, ha condiviso con voi la sala dell’albergo del Pozzo e che vi ha preceduto, o seguito, al momento di partire.
Non pochi, infatti, hanno preferito tagliare la direzione indicata dal taverniere, ritenendo che passare attraverso il bosco degli Occhi potesse essere un modo molto più rapido per raggiungere il Balivo di Mordirovo alla Fazenda al Garrobo. Costoro, però, hanno dovuto fare i conti con un intricato dedalo di alberi e radici che si è dimostrato, se non tanto fitto da impedire il passo, tanto simile e ripetitivo in ogni sua parte da costringerli a girare in tondo e a perdersi nel suo fitto. Solo pochi tra gli avventurieri appena descritti sono, infatti, riusciti a riguadagnare il limitare della foresta e solo a patto di tornare sui loro passi o per ventura di aver incontrato qualche viandante più esperto cui chiedere aiuto.
Quelli che invece hanno seguito i sentieri e le strade battute, dando fiducia alle parole dell’albergatore, hanno percorso un largo sentiero che è pare unisca Tour des Gardiens a Verstad e quindi hanno deviato verso Sud-Ovest all’altezza di un piccolo crocevia. Incrocio che si trova al centro di una vasta area pianeggiante, probabilmente disboscata anni fa.
Qui una piccola carovana era di passaggio proprio in direzione della Fazenda dove, pare, stia alloggiando in questi giorni un mercante “affiliato” e, in ragione di questo, piuttosto importante. Tanto che lasciarsi scappare l’occasione di qualche affare vi viene presentata come follia. Nessuno però pare voler spiegare il significato dell’aggettivo di cui sopra ed ogni domanda al riguardo suscita sorrisi o franca ilarità.
Il resto del cammino si è quindi svolto lungo il limitare della Foresta degli Occhi tra spartane casupole di taglialegna che tuttavia si sono dimostrate ricche fonti di indicazioni per raggiungere la meta e per racimolare qualche Asse o un po’ di fama. A sentire i boscaioli, infatti, il Fazendero avrebbe problemi a liberarsi di alcuni “ospiti” non meglio definiti che occupano abusivamente i suoi terreni e che per qualche motivo non vuole cacciare con la forza.
Altri ancora hanno preferito seguire solo temporaneamente le indicazioni ricevute, la carovana o i gruppi più numerosi per affidare tutto al loro senso dell’orientamento o alla fortuna. È solo a questi ultimi che è stato possibile cogliere discorsi fatti a mezza bocca nelle taverne e nei postriboli meno frequentati: pare che alla Fazenda sia possibile fare bei soldi per chi sappia combattere e non abbia problemi a rischiare la pelle di fronte a spettatori paganti.
Ad ogni modo, qualche sia stata la via intrapresa per raggiungere la Fazenda al Garrobo, a circa due giorni di cammino dalla meta, è stato necessario trovare una guida, principalmente improvvisata, per l’ultimo tratto: contadini, bovari e accattoni che per pochi quadri hanno assicurato di portarvi fino a destinazione.
Sebbene il paesaggio di Talsea vi abbia dato l’impressione di essere incredibilmente simile a quello che Talinor doveva mostrare alle generazioni passate, quelle per le quali foreste, pianure e fiumi erano balsami rinvigorenti e non cave di legname, campi di battaglia e confini da conquistare, la sensazione di qualche pericolo imminente non vi ha mai abbandonato. Se inizialmente l’avevate valutata come lo strascico di paure apprese a Talinor e troppo brucianti per essere dimenticate, tale percezione è stata ora accresciuta dal fatto che, più di una volta, le guide Talseane hanno arrestato il loro incedere, hanno porto l’orecchio a quello che vi sembrava silenzio e poi hanno decretato che fosse meglio cambiare strada e allontanarsi dalla via maestra per qualche miglio prima di riprenderla. Solitamente, in risposta alla richiesta di spiegazioni, parole come “sensazione”, “presentimento”, “esperienza” o «un Auslanner non può capire» troncavano rapidamente qualsiasi conversazione a beneficio della marcia.
Il gruppo di voi che raggiunge per primo la Fazenda è quello che, paradossalmente, si è mosso per ultimo. Sono questo, infatti, ha potuto contare sulla guida di Eva Maravia, l’umana fiduciaria del Balivo di Mordirovo che sembrava scomparsa la sera del 22 Gelido. La donna si era infatti fatta vedere verso la nona ora del mattino, aveva consumato una frugale colazione mentre gli ultimi di voi si apprestavano a lasciare la Taverna del Pozzo e non ha fatto resistenza quando alcuni le hanno chiesto di poterla seguire fino a destinazione. Su una sola cosa era stata chiarissima: doveva essere lasciata libera di poter svolgere indisturbata alcuni incarichi lungo la strada.
La mattina del 1 Fumoso 317 E.D. la Fazenda al Garrobo appare all’orizzonte, raggiungerla è questione di poche miglia.