La notte avvolge ogni cosa ed è solo il rifulgere della luna piena a rischiarare le rovine di Colle Spezzato. Oltre ai raggi lattiginosi dell’astro notturno, poche lanterne illuminano i tremolanti profili di chi vi è intorno. A parte questo, solo pietre diroccate, alberi e silenzio.

Dopo alcuni interminabili minuti, tutti, contemporaneamente, abbandonate quello stato di innaturale immobilità e vi guardate attorno, spaesati. Chi tra voi sembra riconoscere come familiare il luogo in cui vi trovate alza i pugni al cielo o serra la mandibola.
«Cosa è accaduto?» chiede qualcuno.
«Non ne ho idea» rispondo in molti.
Ma pian piano i ricordi si organizzano e, in una sequenza ordinata e fin troppo chiara, la risposta ai vostri dubbi non si fa attendere. Come nelle illustrazioni di un codice miniato, rivedete la creatura di corteccia cadere al suolo, i cerusici scorticarla ed estrarne una vescica traslucida che è poi stata consegnata ad uno degli Elfi Oscuri. Questi aveva fatto un gesto rapido, forse per inciderla ma di certo un riflesso luminosissimo aveva attirato la vostra attenzione: un fiotto, una cascata d’argento liquido o qualcosa di simile. Poi l’Elfo Oscuro aveva preso una benda, l’aveva intinta in quella sostanza e l’aveva passata su un globo, anch’esso verosimilmente metallico. A quel punto gli Elfi Oscuri erano spariti e voi vi eravate sentiti cadere o, forse, spingere. Ciononostante eravate rimasti in piedi, perfettamente immobili: pietrificati.

In pochi minuti riacquistate potestà del vostro corpo ma non siete liberi di muovervi solo apparentemente. Difatti, chi tra voi aveva già vissuto quel “luogo” durante il giorno vi avverte della necessità di stare allerta e fare meno rumore possibile: C’è una creatura che vaga tra gli alberi, un predatore praticamente imbattibile e assetato di sangue: un essere da cui l’unico scampo sembra essere la fuga. Qualcuno sguaina allora la spada, incitando gli altri a fare lo stesso. Ma quando gli viene spiegato che non esiste modo di scalfire il mostro, la tracotanza lascia il posto al dubbio e ad una maggiore accortezza. A quel punto, d’improvviso, tutto diventa rapidamente incorporeo ed evanescente quindi, in un refolo di vento, scompare.

Il primo istinto è quello di riaccendere le lanterne o di produrre luce in altro modo ma, in un battito di ciglia, il fulgore accecante del giorno invade i vostri occhi, costringendovi a pararvi il volto. Quando finalmente riuscite a schiudere le palpebre, però, non riconoscete che i vostri compagni: tutto il resto è mutato.
Vi trovate in un insediamento sconosciuto, al limitare di un bosco che vi lascia del tutto spaesati. Qualcuno di voi si distacca dal gruppo per capirci qualcosa ma la stessa impenetrabile oscurità dell’ultima volta, inghiotte ogni cosa prima che costoro possano far ritorno.
È difficile dire se a passare sia un istante o poco più di questo ma, ancora una volta, una nuova realtà si delinea attorno attorno a voi, al tramonto. Siete in una radura, poco lontani da un casolare in pietra e da alcuni attrezzi agricoli apparentemente abbandonati attorno a un capanno. Come il luogo precedente, anche questo appare deserto.
La voce di quelli che si erano allontanati, però, si sente forte e chiara a qualche decina di passi da voi. In poco tempo vi ritrovate e, con grande sorpresa, vi scoprite aumentati di numero. Come voi, altri talseani sembrano essere stati catapultati in quella dimensione ed anche i loro ultimi ricordi riguardano un gruppetto di Elfi Oscuri e una strana lanterna di forma cilindrica, tempestata di gemme. Vorreste porre loro altre domande, informarvi sulla loro provenienza e capire come e perché la realtà muti tanto rapidamente ogni volta che viene inghiottita dal buio ma un rumore di rami spezzati e dei versi poco rassicuranti interrompono ogni conversazione.
Chi prima vi aveva ammonito ora urla di mettersi in salvo e inizia una corsa forsennata che non concede di guardarsi indietro nemmeno per un istante. Assieme a loro, tutti voi. Nel fuggi-fuggi generale, a rimanere immobili e spaesati, sono solo i nuovi giunti. Persone delle quali potete udire solo le urla di terrore e di morte.
A corto di fiato, dispersi ma vivi, alcuni di voi decidono di ripercorrere i propri passi, in cerca di qualche sopravvissuto quando, nuovamente, tutto scompare.

Ad illuminare un crocevia è, stavolta, la luce di mezzogiorno: una taverna, alcune casupole lungo la strada e un corso d’acqua che fa sentire il suo scorrere, da qualche parte. In questo paesaggio vi accorgete che, nonostante sia passato perlomeno il tempo di una giornata, né la fame né la sete sembrano suggerire alcuna necessità al vostro corpo e che, per la prima volta, la realtà intorno a voi rimane esplorabile per più di pochi minuti. Ciononostante, di lì a tre o quattro ore, tutto scompare nuovamente in un buio che nessuna fonte di luce, prodigiosa o meno, riesce a penetrare.

Sono necessari vari mutamenti della geografia circostante perché alcuni di voi si rincontrino, tra pianure, grotte, paludi e qualche sprazzo di civiltà che tuttavia non corrisponde a nessun luogo a voi conosciuto. Ogni volta la realtà viene avvolta dall’oscurità e poi riappare, mutata, in un’ora del giorno sempre differente, senza uno schema apparente.
Ad ogni modo una cosa sembra essere costante: un tremolio di luce, uno sfarfallio dell’orizzonte che è difficilissimo da notare quando è notte ma che è piuttosto facile identificare quando il buio cala in pieno giorno.
Siete in molti ad averlo notato ed alcuni vorrebbero avanzare delle ipotesi a riguardo ma il tempo per discuterle non sembra esserci mai.

Ancora una volta, il buio avvolge ogni cosa.

 

 

[OOC: il play-by-forum resta chiuso fino al prossimo epilogo]